Cinque album di debutto che amiamo

Con Arcade Fire, The Strokes, Patti Smith, Sex Pistols e Velvet Underground.

Dal proto-punk di Horses all’indie rock degli Strokes, questi album di debutto riescono a stupirci ogni volta che li ascoltiamo. Ecco il perché.

Nevermind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols (1977)

1977: Per molti il punk è già finito, consegnato alle grinfie del mainstream. Il disco che è forse più rappresentativo del periodo, almeno per quanto riguarda il punk britannico, esce però il 28 ottobre di quell’anno. Bastano due brani, Anarchy In the UK e God Save the Queen, per consegnare i Sex Pistols alla storia.

Horses, Patti Smith (1975)

Prodotto da John Cale, Horses è uno dei debutti più travolgenti di tutti i tempi, anticipatore della rabbia generazionale del punk, un connubio tra rock e poesia che raggiunge l’apice in Land, con il protagonista Johnny, ispirato ai wild boys di William Burroughs. È un album che invade completamente fin dalla sua apertura con quel celebre Jesus died for somebody’s sins but not mine e che rilascia soltanto con la conclusione di Elegie.  

The Velvet Underground & Nico (1967)

Nell’anno della Summer of Love, i Velvet Underground, guidati da Lou Reed e John Cale, tirano fuori questo capolavoro avant-garde che è quanto di più lontano si possa immaginare dalla soundtrack dell’età dell’acquario. Furono in pochi ad ascoltare The Velvet Underground & Nico, ma chi lo fece finì per formare una band. Femme Fatale, Sunday Morning, Venus in Furs, Heroin: la lista di brani presenti nell’album è impressionante. Ascoltare per credere.

Is This It, The Strokes (2001)

Con l’avvento del nuovo millennio, New York torna ad essere il centro della musica. Sono tante le band che emergono in questo periodo: Yeah Yeah Yeahs, Interpol, LCD Soundsystem, Vampire Weekend e, naturalmente, The Strokes. Le canzoni del loro debutto sono fresche, veloci e diventano inno di una generazione. Nel Regno Unito, risponderanno qualche anno più tardi i Franz Ferdinand e gli Arctic Monkeys.

Funeral, Arcade Fire (2004)

Un singolo, Wake Up, capace di conquistare anche David Bowie. Una successione di pezzi, tra cui Neighborhood #1 (Tunnels), Haïti e Rebellion Lies, che nessuna altra band (Arcade Fire compresi) riuscirà a replicare. È un album che parla di perdita e morte, ma che, grazie al suo suono energetico, è pieno di vita. Nel caso del debutto degli Arcade Fire ci è concesso utilizzare un vecchio cliché: rasenta veramente la perfezione.

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