Il nuovo capitolo sulle avventure di Newt Scamander.
Nonostante siano passati vent’anni dalla pubblicazione di Harry Potter and the Philosopher’s Stone, la passione nei confronti del mondo creato da J.K. Rowling, sembra non conoscere né tempo né età. A dimostrarlo la costante fila di persone che sperano in un biglietto per la produzione teatrale di Harry Potter and the Cursed Child al Palace Theatre, le migliaia di visitatori ai Warner Brothers Studios, dove sono stati girati gli otto film della serie e la mostra dello scorso anno alla British Library, Harry Potter: A History of Magic.
C’era dunque trepidazione per l’uscita del secondo capitolo delle avventure di Newt Scamander, menzionato nei libri di Harry Potter in quanto autore del testo Fantastic Beasts and Where to Find Them, a cui la Rowling ha voluto dedicare questa nuova avventura cinematografica. In Fantastic Beasts: The Crimes of Grindelwald ritroviamo i personaggi che avevamo conosciuto nel primo episodio, assieme a volti nuovi (che tanto nuovi non sono per chi conosce il mondo di Harry Potter).
Dopo esser sfuggito alle autorità, Grindelwald si reca a Parigi per attirare Creedance (Ezra Miller) al suo fianco. A dare la caccia all’oscuro mago è Tina Goldstein (Katherine Waterstone), tornata in possesso del titolo di Auror. Non ci vorrà molto prima che Newt Scamander (Eddie Redmayne), arrivi nella capitale francese per tentare di fermare Grindelwald, con l’aiuto di Jacob Kowalski (Dan Fogler) e Queenie Goldstein (Alison Sudol).
Rocambolesco, magico e spettacolare, il film ha tutti gli ingredienti per conquistare gli appassionati della saga. Sfortunatamente però, qualcosa non funziona: è nel voler introdurre nuovi personaggi ed intrighi legati ai protagonisti principali, che la storia di questo secondo capitolo diventa troppo macchinosa, facendo fatica a decollare. Ne è esempio il lungo flashback dedicato ai giovani Newt e Leta Lestrange (Zöe Kravitz) divenuti amici, da studenti, ad Hogwarts. La sequenza, per quanto essenziale alla trama, si dilunga fin troppo, estraniando lo spettatore dai fatti principali. Quando finalmente torniamo nella Parigi degli anni Venti, risulta difficile riallacciarsi alle avventure di Newt, Jacob, Queenie e Tina.
La pellicola vanta comunque momenti entusiasmanti, come l’introduzione nella storia di un giovane Albus Dumbledore (Jude Law) e il ritorno sul grande schermo della scuola di magia più nota al mondo, Hogwarts. Questi rimandi al mondo magico che tutti conosciamo, fanno sì che gli spettatori dimentichino gli inceppi della trama, ricordando il motivo per cui i personaggi creati dalla Rowling hanno avuto e ottengono ancora tanto successo. Ci siamo appassionati ad Harry Potter perché vedevamo in lui qualcosa di noi; lo stesso potremmo dire del timido Newt Scamander. Quel suo sguardo un po’ insicuro ci conquista.
Forse il mago che teme gli uffici del ministero della magia, non è il ragazzo che ha sconfitto tu sai chi e magari Grindelwald non è Lord Voldemort; in ogni caso, lo spettacolare finale del film nel cimitero di Père Lachaise, ci invoglia a sapere di più su questo universo antecedente a quello di Harry, Hermione e Ron.
Photo credit: Curzon Cinemas