Giorni di celluloide: I festival del cinema

A meno di una settimana dall’avvio del Festival di Cannes vi proponiamo una riflessione sull’importanza dei festival cinematografici.

Il prossimo 14 maggio avrà inizio il 72esimo festival di Cannes, una delle manifestazioni cinematografiche più prestigiose al mondo. In questi giorni prefestivalieri, torno a riflettere sull’importanza di tali eventi nella società odierna.

Quando ero studente di cinema ho avuto occasione di partecipare al Festival di Venezia e alla Festa del cinema di Roma numerose volte. Da quando vivo a Londra, non perdo l’appuntamento con le più importanti proiezioni del London Film Festival. Ma com’è realmente la vita festivaliera?

Dipende essenzialmente dalle motivazioni che spingono il pubblico a raggiungere il film festival di propria scelta. Se la ragione principale è un interesse per i film che compongono il programma, la giornata ideale è più o meno scandita da una visione di tre film al giorno, che al festival di Venezia, grazie alla proiezione di mezzanotte, può anche raggiungere quattro film (sonno permettendo). La vita festivaliera diventa più facile in rassegne come quelle di Roma e Londra, dove si vede una media di due film al giorno, partecipando anche a conferenze stampa e incontri con gli attori. Ad un festival vero e proprio (come Venezia, Cannes e Berlino), alla fine degli undici giorni di programmazione, avremo visto in media più di 30 film. Roba da cinefili.

Quello che mi chiedo è se nell’era di Netflix, Now TV e tutte le altre piattaforme on demand disponibili, sia ancora necessario perdere preziose ore di sonno per assicurarsi il posto in sala ad una proiezione festivaliera.

Il mio interesse per i film festival è talmente forte da avergli dedicato la tesi di laurea: nello studio avevo chiesto agli spettatori del British Film Institute e del National Theatre di Londra, se i festival cinematografici fossero ancora importanti. In fondo, avevo spiegato agli intervistati, grazie alle numerose risorse disponibili per vedere film, un amante del cinema potrebbe crearsi la propria rassegna tranquillamente dal salotto di casa, evitando file ai botteghini e spostamenti da una sala all’altra. In anni recenti poi, c’è stata una tale proliferazione di manifestazioni cinematografiche, da far supporre che i festival vengano sfruttati per meri fini turistici.

Ma il cuore di un cinefilo non si cambia facilmente. La maggioranza delle persone con cui avevo scambiato opinioni, affermava che i film festival sono tutt’ora necessari e la motivazione era quanto di più poetico potessi aspettarmi: gli intervistati sostenevano che i festival del cinema sono importanti perché rappresentano uno sguardo sul mondo.

Condivido questa visione fortemente. Grazie ai festival del cinema conosciamo film che non troverebbero vita fuori dal circuito festivaliero. Una pellicola come Lebanon vincitore del Leone d’oro al 66esimo Festival di Venezia, ha il merito di illustrare allo spettatore la prima guerra del Libano del 1982. Son of Saul, gran premio della giuria a Cannes nel 2015, ci immerge negli orrori dei campi di sterminio. Un festival diventa quindi anche un’esperienza educativa, dove attraverso un film entriamo a contatto con vicende e paesi lontani dalla nostra realtà.

L’altro aspetto fondamentale dei film festival è la condivisione. In una società sempre più isolata, sperimentare l’amore per il cinema assieme ad altri appassionati, è ciò che rende queste manifestazioni indispensabili.

Nonostante le numerose innovazioni tecnologiche che tendono a far sembrare i festival del cinema sorpassati, c’è qualcosa nella loro tradizione che li rende insostituibili: è il vivere undici giorni nutrendosi di pellicole provenienti da ogni parte del mondo. E questa è una sensazione che nessun servizio on demand, per quanto aggiornato, potrà mai replicare.

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