
“Now, Hampton Court – Hampton Court – the words beat a gong in the space which I have so laboriously cleared with half a dozen telephone messages and post cards, give off ring after ring of sound, booming, sonorous: and pictures rise – summer afternoons, boats, old ladies holding their skirts up, one urn in winter, some daffodils in March – these all float to the top of the waters that now lie deep on every scene.” (The Waves, Virginia Woolf)
Il flusso di pensieri e il dispiegarsi di parole che Virginia Woolf dedica al palazzo di Hampton Court, destano nel lettore la curiosità di provare quelle sensazioni.
Se ne giunge al cospetto lasciandosi cullare dalle acque del Tamigi. Un flusso ondulante, allontanandosi dall’umano clamore, abbandona il torbido mantello che lo avvolge e si lascia impreziosire dai colori di chi vi si rispecchia.
Piccoli mattoncini color terra adornano una moltitudine di esotici camini. Fitte trame e maliziosi segreti, machiavellici intrighi e oscure complicità.
Alla luce del tramonto, anime reali si disperdono nel vapore di nuvole turneriane.
© Foto Martina Ciani