Ian McKellen On Stage, Royal Court

Ian McKellen festeggia i suoi 80 anni con un tour nei teatri del Regno Unito.

“All’età di tre anni sono stato per la prima volta a teatro e ho visto Peter Pan. Dalla galleria vedevo solo i cavi che sostenevano gli attori. Ma quando lo spettacolo è finito ho pensato: voglio di più.

È stata quest’esperienza al Palace Theatre di Manchester a segnare per sempre Ian Mckellen, arrivato sul palco del Royal Court con il suo show celebrativo di una sfavillante carriera, tra Royal Shakespeare Company, Broadway e la Terra di Mezzo. Il sottotitolo dello spettacolo è infatti Tolkien, Shakespeare, Others and You ed è con il personaggio che l’ha reso celebre davanti alla macchina da presa che McKellen apre questo viaggio nei ricordi, proponendo un passo da The Fellowship of the Ring con tanto del cappello indossato dal celebre stregone Gandalf e la spada, che una fortunata spettatrice è persino invitata ad impugnare.

“Non volevo essere un attore da sempre, aspiravo semplicemente ad appartenere al teatro”. Questa passione travolgente è percepibile negli espressivi occhi blu di McKellen, un amore che lo spinge fin da bambino a frequentare assiduamente i tre teatri di Bolton, dove si trasferisce con la famiglia all’età di 12 anni. Il primo contatto dietro le quinte con questo mondo che tanto lo affascina, arriva grazie ad Alderman James Bleakey, direttore del Grand Theatre, che lo invita ad assistere alle rappresentazioni dai lati del palco. L’incontro ravvicinato con un universo in cui l’accendersi delle luci dissipa il grigiore della realtà, è folgorante.

In un periodo segnato dall’incertezza come quello dell’adolescenza, McKellen trova risposte nel teatro. Per un ragazzo costretto ad affrontare la sua sessualità in un’epoca in cui la parola gay non era neanche in uso, recitare è una sorta di accettazione della propria persona, un allontanamento dalla quotidianità che lo fa sentire rispettato.

E il teatro diviene anche la chiave per l’università di Cambridge, dove grazie ad un colloquio in cui McKellen pronuncia un monologo da Henry the Fifth, vince una borsa di studio. L’attore ripropone l’intero episodio impersonando se stesso e lo sbalordito Tom Henn (presidente della facoltà), tra l’entusiasmo del pubblico. A Cambridge, McKellen partecipa a 21 produzioni teatrali in soli tre anni; è un volto che i critici definiscono da ricordare: “Forse” commenta l’interprete con modestia “potevo veramente aspirare ad essere un attore professionista”.

Londra in quegli anni è sinonimo della celebre compagnia del National Theatre diretta da Laurence Olivier, che ha tra i suoi membri Maggie Smith e Albert Finney: Fu Maggie Smith ad invitarmi a lavorare per il National Theatre” – racconta McKellen – “ma poco tempo dopo la lasciai. C’era un carismatico Albert Finney e io di fronte a lui non potevo che rimanere in secondo piano”. Dell’abbandono di McKellen, Olivier, da grande attore drammatico scrisse: “Sono tormentato dalla spettro di un’opportunità persa. In realtà, per quello che è oggi uno dei più grandi interpreti shakesperiani viventi, l’opportunità non si trovava nei grandi teatri della capitale, ma in quelli regionali; in questi luoghi lontani dal bagliore del West End, la passione per il teatro appariva, agli occhi di McKellen, più autentica.

Ian McKellen Judi Dench Macbeth
Ian McKellen e Judi Dench in Macbeth.
Photo credit: The Times

Quando nella seconda parte dello spettacolo l’attore recita monologhi da opere shakesperiane suggerite dal pubblico, credo di aver provato la stessa sensazioni di chi, nel 1967, vide Jimi Hendrix incendiare la sua chitarra al festival di Monterey. Nessuno suonava la chitarra come Hendrix e nessuno, almeno ai giorni nostri, declama le parole del bardo come McKellen. L’attore viaggia attraverso The Tempest, Macbeth, Coriolanus, Romeo & Juliet e Hamlet con la stessa naturalezza con cui Hendrix volteggiava sulla sua chitarra. I monologhi incendiano la platea arrivando ad avere lo stesso potere evocativo di un riff elettrico.

Da piccolo, McKellen aveva scritto sul suo diario: amo il teatro. Quando al Royal Court l’attore si commuove leggendo da Twelfth Night, capiamo che questo amore c’è ancora e che non accenna ad appassire. “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” recita il passo che legge da The Tempest; nel vedere McKellen davanti ai nostri occhi, non facciamo fatica a crederlo.

error: