Il fenomeno Stranger Things: What’s Going On in Hawkins?

Il telefilm con protagonista Winona Ryder torna su Netflix con la terza stagione.

Ad Hawkins, Indiana, c’è qualcosa di inusuale. Fin dal primo momento in cui vediamo le villette contornate dal bosco, notiamo come la cittadina ricordi fin troppo Twin Peaks. Sono proprio i luoghi apparentemente quieti come Hawkins e Twin Peaks a celare misteri, intrighi e cospirazioni.

Il primo episodio di Stranger Things, la fortunata serie ideata dai Duffer Brothers, si apre con la scomparsa di Will Byers (Noah Schnapp). Di ritorno da una serata con gli amici, il ragazzino si imbatte in una figura non identificata che lo insegue. Will cerca rifugio in casa, ma la creatura lo raggiunge portandolo con sé. Il mattino seguente, di Will non c’è nessuna traccia.

I primi ad accorgersi della scomparsa sono la madre Joyce (Winona Ryder) e il fratello Jonathan (Charlie Heaton) che denunciano l’accaduto all’inizialmente scettico capo della polizia Hopper (David Harbour). Pedine fondamentali nella ricerca di Will sono gli amici Mike (Finn Wolfhard), Lucas (Caleb McLaughin) e Dustin (Gaten Matarazzo). Si ritrovano coinvolti nella vicenda anche la sorella di Mike, Nancy (Natalia Dyer) e il fidanzato Steve (Joe Keery). 

Il mistero si infittisce quando scopriamo che la creatura al centro della storia è fuggita da un laboratorio governativo in prossimità di Hawkins. Siamo nel 1983 e la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica è in pieno svolgimento; gli americani usano una ragazzina con poteri paranormali, chiamata Eleven, per sottrarre preziose informazioni ai russi. Eleven riesce, attraverso la mente, ad entrare in contatto con persone e realtà distanti dalla sua. Ma è in questa dimensione che la ragazzina incontra la creatura; cercando di stabilire un contatto con il mostro, Eleven apre un ponte tra la realtà e l’Upside Down, permettendo alla creatura di spostarsi tra le due dimensioni. Nel caos, Eleven fugge dal laboratorio e cerca rifugio ad Hawkins; l’incontro con Mike, Dustin e Lucas è inevitabile.

Quanto raccontato è soltanto il preludio alla fitta trama che sta alla base di Stranger Things. Il telefilm, di cui da ieri è disponibile su Netflix la terza stagione, vanta infatti uno dei migliori plot visti negli ultimi anni. Più consistente di Lost e di maggior livello rispetto a Game of Thrones, la serie dei Duffer Brothers, soprattutto nella prima stagione, attinge notevolmente dal cinema fantascientifico e d’avventura.

I ragazzini protagonisti di Stranger Things sono nerd, curiosi e avventurosi come quelli del film cult The Goonies. Il legame con la pellicola di Richard Donner si rafforza quando nella seconda stagione entra in scena Sean Astin, già interprete del capobanda dei goonies Mikey Walsh.

I Duffer Brothers si dimostrano ammiratori non solo dei goonies, ma anche del cinema di Steven Spielberg. La scena della prima stagione in cui Dustin, Lucas, Mike ed Eleven, a cavallo delle loro BMX, fuggono dagli agenti governativi, ricorda una celebre immagine di E.T. L’episodio è quello in cui il piccolo extraterrestre fa volare le bici di Elliott e degli amici, facendoli così sfuggire, anche in questo caso, da agenti del governo. Nella sequenza di Stranger Things, Eleven, grazie ai suoi straordinari poteri, riesce a sollevare da terra un van che insegue Mike, Lucas e Dustin.

Nella seconda stagione un’immagine sembra omaggiare Close Encounters of the Third Kind: Will Byers, nuovamente tormentato dai mostri che popolano l’Upside Down, ha una visione. Quando apre la porta di casa si trova davanti ad uno scenario apocalittico, in cui una sorta di ragno gigante (mind flayer) domina il cielo di Hawkins. La scena appare ricalcata sulla sequenza del film di Spielberg, in cui il piccolo Barry viene rapito dagli alieni.

I Duffer Brothers non si ispirano soltanto al cinema anni ’80, ma anche alla musica del periodo. La colonna sonora, scritta da Kyle Dixon e Micheal Stein, in cui l’uso dei sintetizzatori crea atmosfere da videogioco, si rifà ai brani elettronici della decade. Anche la scelta delle canzoni non originali è strettamente legata all’ambientazione temporale della serie: Atmosphere dei Joy Division, Should I Stay or Should I Go dei Clash ed Elegia dei New Order appaiono in momenti chiave della narrazione.

Atmosphere dei Joy Division utilizzata in una scena di Stranger Things.

A distinguere Stranger Things dalle altre serie, soprattutto nella prima stagione, è il linguaggio della messa in scena, sicuramente più vicino al cinema che a quello immediato a cui ci hanno abituato i telefilm. La struttura elegante della regia, la trama che si delinea in modo graduale, i colpi di scena e i flashback, si rifanno infatti ad uno stile prettamente cinematografico. A tratti, Stranger Things rimanda a Super 8 di J.J. Abrahams, pellicola anch’essa costruita sul citazionismo del cinema sci-fi anni ’80.

Giunti alla terza stagione, i Duffer Brothers sembrano essersi omologati alle regole delle serie tv. Nuovi personaggi, cambi di look e una diegetica conforme ai telefilm caratterizzano i primi due episodi. La trama però si infittisce; Dustin intercetta un messaggio in codice, qualcuno torna a disturbare l’Upside Down e i ratti di Hawkins muoiono inspiegabilmente. Joyce Byers ha un brutto presentimento: quale sarà il destino riservato a Will questa volta?

Non ci resta che seguire la nuova stagione su Netflix, per decidere se Stranger Things si confermerà una delle serie migliori di tutti i tempi.

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