Jesus Christ Superstar, Barbican Theatre

Dopo due stagioni nel teatro all’aperto di Regent’s Park, il musical di Andrew Lloyd Webber va ora in scena al Barbican.

Quando nel 2016 il regista Timothy Sheader presentò nella cornice di Regent’s Park una nuova versione di Jesus Christ Superstar, il successo fu immediato. La musica di Andrew Lloyd Webber appariva rivitalizzata dalla potenza dello spettacolo e dal suggestivo scenario del parco londinese.

Nel trasferirsi al Barbican, la produzione mantiene gli elementi scenografici visti nel teatro di Regent’s Park: il set di Tom Scutt ricorda lo scheletro di un cantiere abbandonato; la croce, collocata inizialmente su un lato del palco, diventerà più tardi il centro dell’azione. Shearer sceglie di evitare l’ostentata teatralità adottata in alcune produzioni del musical – come la versione originale di Broadway diretta da Tom O’ Horgan nel 1971 – preferendo una messa in scena che si rifà alle forme del concerto musicale.

Nel primo atto in particolare, sono i momenti intimisti a prevalere, mentre la spettacolarità prende campo nella seconda parte, con l’intermezzo a metà tra vaudeville e glam di Herod’s Song e con il tragico scambio tra Robert Tripolino (Gesù) e Matt Cardle (Pilato) Pilate and Christ, in cui coriandoli dorati invadono il palco.

Ma a dominare in questa produzione sono voci e chitarre; a partire dai musicisti ben visibili nel piano superiore della scenografia, arrivando fino alla travolgente Gethsemane, in cui Tripolino, accompagnandosi alla chitarra acustica, inscena la disperazione che assale il suo personaggio nell’attimo prima del tradimento.

Il trailer di Jesus Christ Superstar diretto da Timothy Sheader.

Nella produzione di Regent’s Park, in molti erano rimasti impressionati dal Giuda di Tyrone Huntley, preferendolo a Declan Bennet nel ruolo principale. In questa versione, Ricardo Afonso è un sorprendente Giuda, capace di regalare grandi interpretazioni dei brani che lo vedono protagonista come Heaven On Their Minds, Damned for All Time e soprattutto Superstar. A Salley Garnett, nel ruolo di Maria Maddalena, è riservato uno dei numeri più belli del musical, I Don’t Know How to Love Him, in cui le parole di Tim Rice denotano il conflitto interiore vissuto dalla donna. Gli interpreti principali sono supportati da un ottimo ensemble, evidenziato dalle coreografie di Drew Mconie durante Hosanna e Simon Zeolates/Poor Jerusalem.

È però il Giuda di Afonso a risaltare maggiormente: eterno dannato, se non al centro del palco, visibile sullo sfondo, mentre osserva silenzioso il gruppo che va verso la sconfitta.

Webber scrisse l’opera nel 1970, quando gli ideali della decade precedente si erano ormai dissolti; nel ‘67 la comunità di San Francisco aveva inscenato la simbolica morte degli hippie e due anni più tardi ad Altamont, durante il celebre concerto degli Stones, la morte di Meredith Hunter frantumò l’ideale di pace alla base dell’evento. Come cantava Lennon in God da Plastic Ono Band, il sogno si era concluso.

In Jesus Christ Superstar, Webber e Rice si rifanno alla storia di Gesù per evocare la fine dell’età dell’acquario. E così facendo ci ricordano come ogni rivoluzione, passata o futura, sia destinata a fallire, abbattuta dal perbenismo della società.

error: