“Lawrence”: un documentario dedicato al poeta Lawrence Ferlinghetti

Scritto e diretto da Giada Diano ed Elisa Polimeni, il documentario è in uscita nei cinema il 9 dicembre.

Quando Lawrence Ferlinghetti ci ha lasciati lo scorso 22 febbraio, i poeti di San Francisco si sono riuniti davanti alla sua City Lights per omaggiarlo. In agosto, ad andarsene è stato l’amico e a sua volta poeta, Jack Hirschman; in pochi mesi North Beach ha perso le stelle più brillanti del suo firmamento. Ed è per questo motivo che rivedere i due nel documentario di Giada Diano ed Elisa Polimeni dedicato a Ferlinghetti, è particolarmente toccante. Lawrence e Jack ricordano con ironia le occasioni in cui furono imprigionati per aver partecipato a proteste pacifiste; una nel caso di Lawrence, cinque per Jack.  È un’immagine indelebile che acquista più potenza ora che i poeti non ci sono più, poiché ricorda la loro unicità. Attivisti, rivoluzionari, convinti che il mondo potesse realmente diventare un posto migliore; non avremo più nessuno come Lawrence Ferlinghetti e Jack Hirschman, e in fondo è giusto così.

Lawrence Ferlinghetti e Jack Hirschman a North Beach

Lawrence” è un ritratto intimo di Ferlinghetti, arrivato a San Francisco nel 1951 e divenuto simbolo della città attraverso la sua libreria City Lights, fondata nel 1953. Dopo la guerra, Ferlinghetti si trasferì a Parigi dove studiò alla Sorbonne grazie al GI Bill; qui conobbe George Whitman, proprietario della Shakespeare & Company, una versione aggiornata dell’omonima libreria di Sylvia Beach. Quando Ferlinghetti giunse a San Francisco, volle aprire una libreria ricalcando lo stile di Whitman. Nel 1955, nacque la City Lights Publishing, inaugurata con la pubblicazione di “Pictures of the Gone World” dello stesso Ferlinghetti. La casa editrice fu fondamentale nel divulgare la poesia Beat; nel 1957, City Lights pubblicò “Howl”, il poema di Allen Ginsberg che cambiò per sempre la cultura americana. Oggi, la City Lights Pocket Series comprende raccolte di Diane di Prima, Gregory Corso, Jack Kerouac, Philip Lamantia, e Anne Waldman, che appare nel documentario a fianco di Ferlinghetti mentre ricorda Ginsberg.

Lawrence è immortalato nella sua San Francisco, l’ultima frontiera d’America che con il suo carattere europeo si prestò con naturalezza alla rivoluzione letteraria degli anni cinquanta e a quella culturale dei sessanta. Diano e Polimeni filmano Ferlinghetti tra le strade della città e nel suo ufficio, dove si intravede la sagoma in cartone di Charlie Chaplin – è dal film “City Lights” che la libreria prende il nome. Vediamo il poeta ad un reading mentre legge “Away above a harborful”, in cui compare anche il collega Gary Snyder, e nel suo studio da artista, dove, circondato da dipinti, Ferlinghetti incarna l’ultimo vero bohèmien.

C’è poi un momento molto bello in cui Lawrence, ospite di un evento in un caffè, recita una poesia scritta pochi momenti prima, accompagnato alla chitarra. Ferlinghetti conclude la lettura intonando alcuni versi, ribadendo il rapporto indissolubile che lega questo tipo di poesia alla musica. E il documentario ricalca, per certi versi, lo stile della poesia improvvisata da Ferlinghetti; si percepiscono la spontaneità e l’affetto con cui le due autrici hanno assemblato queste immagini, girate in un mese e mezzo trascorso a San Francisco nel 2011. Funziona anche l’idea di accompagnare alcuni racconti di Lawrence con delle sequenze animate, un po’ come era stato fatto in precedenza nel film “Howl”. Il risultato è un progetto che scorre con la fluidità di quel jazz tanto caro ai poeti Beat.

A legare Giada Diano e Ferlinghetti era un’amicizia che andava avanti da quasi vent’anni; si erano conosciuti nel 2002, quando la scrittrice aveva raggiunto Lawrence a San Francisco su invito del poeta. Da allora, i due avevano collaborato a molti progetti (tra cui i diari di viaggio “Writing Across the Landscape”) e Diano era diventata la traduttrice ufficiale di Ferlinghetti in Italia, nonché autrice della biografia autorizzata “Io sono come Omero”.

Il rapporto speciale che li unisce è all’origine di questo documentario, concepito non secondo i canoni della classica opera informativa, ma come un omaggio sincero e devoto ad un poeta che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e pensare. Quella di Lawrence Ferlinghetti è una storia fatta di bagliore e speranza; ed è confortante vedere come il suo sorriso e i suoi profondi occhi azzurri continuino a vivere nell’immaginario di tutti quelli che lo ricordano.

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