LFF 2019: Martin Scorsese, Robert De Niro e Al Pacino presentano The Irishman

Al London Film Festival, la conferenza stampa dell’ultimo film di Martin Scorsese.

È sicuramente il film più atteso dell’anno: The Irishman riunisce sullo schermo Robert De Niro e Al Pacino e segna la prima collaborazione tra l’attore di Scarface e Martin Scorsese. Tra gli altri membri del cast, due volti noti per chi frequenta da anni il cinema del regista newyorkese: Joe Pesci e Harvey Keitel.

Tratto dal romanzo I Heard You Paint Houses di Charles Brandt, The Irishman racconta la storia di Frank Sheeran (l’irlandese del titolo interpretato da De Niro) dal momento in cui viene assoldato dal boss Russell Bufalino (Joe Pesci), passando per il fatidico incontro con il potente Jimmy Hoffa (Pacino), fino agli anni in prigione.

Dopo il meditativo Silence (2016), Scorsese torna al genere gangster che ha brillantemente segnato la sua filmografia. In The Irishman però non è l’azione a dominare, ma i personaggi: il taciturno ed obbediente Sheeran di De Niro, il machiavellico Bufalino di Pesci e l’estroso Jimmy Hoffa di Al Pacino. Sono gli attori, certi scambi di battute e le monumentali scene tra De Niro e Pacino a rendere The Irishman una delle migliori pellicole di Scorsese.

Il film, presentato in anteprima mondiale al New York Film Festival, ha chiuso la 63esima edizione del BFI London Film Festival. Prima di prestarsi all’usuale rito del red carpet, Martin Scorsese, Al Pacino e Robert De Niro hanno preso parte alla conferenza stampa, parlando dell’origine della pellicola, della difficoltà di trovare un produttore per il progetto e dello stato attuale del cinema.

Al Pacino, Robert De Niro e Martin Scorsese durante la conferenza stampa.
La genesi del film

Scorsese: L’origine del film si ricollega ad una vecchia storia che io e Robert volevamo portare sullo schermo. La nostra ultima collaborazione risale al 1995 per Casinò; nel 2010 abbiamo deciso di lavorare nuovamente insieme. Stavo cercando un soggetto che arricchisse il lavoro fatto da me e Robert tra gli anni ’70 e ’80.

Volevamo qualcosa che fosse giusto, con cui ci sentissimo a nostro agio. Quando Robert mi ha parlato di Frank Sheeran ho pensato che potessimo esplorare il personaggio e vedere dove ci avrebbe portato. In seguito, abbiamo coinvolto Al Pacino, Joe Pesci e il resto del cast. Per la sceneggiatura abbiamo chiesto a Steve Zaillian.

De Niro: Ci sono voluti tanti anni per assemblare il cast, per far combaciare i rispettivi impegni, Martin stava girando Hugo Cabret, poi Silence. Ho chiesto a Martin se fosse d’accordo con l’idea di promuovere il progetto nelle interviste; tendenzialmente sono molto superstizioso perché se parli di un’idea in anticipo, poi non va a buon fine. In questo caso però, nessuno era realmente interessato, così ho detto che nel film sarebbero stati coinvolti anche Al Pacino e Joe Pesci. In seguito, abbiamo fatto un reading della sceneggiatura poco prima che Martin partisse per girare Silence.

Il coinvolgimento di Al Pacino nel progetto

Pacino: Quando Robert mi propose di fare il film lo ritenni molto importante perché mi avrebbe dato l’opportunità di collaborare con lui e Martin. Conosco Robert dai tempi in cui eravamo dei giovani attori e abbiamo già lavorato insieme. Per me questa era una grande occasione.

Scorsese: Ci siamo incontrati con Al a Los Angeles, abbiamo parlato del progetto e ci siamo chiesti se sarebbe potuto diventare un film. C’erano complicazioni dovute agli impegni dei membri del cast e nessun produttore era realmente interessato a finanziarci. In quel momento, The Irishman sembrava destinato a rimanere una sceneggiatura e ne eravamo consapevoli quando abbiamo fatto il reading dello script.

Pacino: Il reading però è stato gestito molto bene, Robert l’ha organizzato e si percepiva una certa energia mentre leggevamo la sceneggiatura. Ho sempre pensato che alla fine avremmo fatto il film.

L’evoluzione del cinema

Scorsese: Quella del cinema non è solo un’evoluzione, ma una rivoluzione, anche più importante di quella che portò il sonoro. Le nuove tecnologie possono dare risultati che prima erano inimmaginabili. E questo non è importante solamente per la narrazione di una storia, ma perché ridefinisce, in un certo senso, il concetto di cosa sia un film e dove andrebbe visto. Credo che l’esperienza di condivisione propria del cinema vada protetta e che sia migliore in sala. Allo stesso tempo però, è necessario avere una mente aperta; anche i salotti delle case stanno diventando sale cinematografiche e questo è un cambiamento molto importante.

Per questo film Netflix mi ha assicurato che non avrei avuto nessuna interferenza: mi avrebbero lasciato realizzare la pellicola che desideravo e avrei avuto una distribuzione nelle sale prima dello streaming. Era un’occasione importante e l’ho colta per questo progetto. Non credo comunque che la televisione sia una nuova forma di cinema, è un’esperienza completamente diversa.

Oggi c’è spazio per tanti tipi di pellicole, generi diversi come ad esempio i film della Marvel: in quel caso la sala cinematografica diventa un parco di divertimenti. Non è cinema, ma qualcos’altro e non ne dovremmo essere invasi.

L’uso del CGI per ringiovanire i protagonisti

Pacino: È una tecnica, una forma di trucco, potrebbe cambiare le cose, ma il lavoro dell’attore è interpretare un ruolo, quindi non importa come ti vedi. Ho visto il film senza effetti e per me non c’era differenza, mi sono fatto trasportare dalla storia. Non pensavo a niente se non ai personaggi; in un certo senso era come se stessi accettando le persone ritratte nel film. Per me l’uso degli effetti speciali è innovativo, ma alla fine quello che conta è la storia.

La difficoltà nel realizzare il film

Scorsese: Realizzare il film di per sé è stato difficile, capire cosa fosse essenziale nella storia e scegliere cosa eliminare direttamente sul set. Mantenere certi elementi essenziali ai personaggi, a Frank in particolare, togliendo gli aspetti superflui. Abbiamo girato per 188 giorni, quindi per un periodo molto lungo e questo può portare a perdere il controllo della pellicola. Frank Sheeran è il personaggio a cui ruota attorno il film, è l’ancora.

In generale, questo è il modo in cui si fanno i film, io pianifico prima di girare. Una volta sono andato sul set senza troppe indicazioni, ma non ha funzionato.

La storia di The Irishman

De Niro: Questa è una storia semplice su due persone potenti, uno di loro è scomparso (Jimmy Hoffa) e ancora oggi non sappiamo cosa gli sia accaduto. L’elemento storico fa parte della narrazione, la politica doveva essere inclusa.

Scorsese: Da una parte abbiamo Sheeran e Hoffa e dall’altra JFK, Robert Kennedy e Martin Luther King; nessuno sa veramente cosa sia successo in queste situazioni, ma non farebbe nessuna differenza oggi. Sono le forze del male che prendono campo, sono sempre state presenti e coincidono con la vita dei protagonisti.

De Niro: Questo film poteva essere fatto prima, ma ci sono voluti molti anni perché evolvesse. Il libro è uscito nel 2004 e abbiamo avuto difficoltà nell’ottenere i diritti. Quando nei vecchi film appare la scritta 15 years in the making, questo è anche il caso di The Irishman. Ma siamo molto felici di aver avuto modo di realizzare la pellicola, io avrei continuato a girare con Martin per altri 5 o 6 mesi.

Dopo la prima internazionale al London Film Festival, The Irishman sarà presentato alla Festa del Cinema di Roma il prossimo 21 ottobre. Il film sarà visibile su Netflix dal 27 novembre.

© Photo credit Martina Ciani

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