LONDON CALLING tra computer e cellulari

Tenete i Clash lontani dalle catene commerciali.

Di recente, mi sono dovuta recare in una delle grandi catene di prodotti tecnologici che ci sono in Italia. Premetto che per me, entrare in questi negozi, equivale ad una visita dal dentista; gli Apple Store e surrogati sono territori inesplorati, che devono rimanere tali. Se molti clienti traggono gioia dalle ripetute visite a questi megastore, dell’esperienza, io mi porto dietro solo una sensazione di inadeguatezza.

Immaginate quindi cosa ho provato quando, nel mio girovagare tra gli scaffali, ho visto, tra microonde e schermi piatti, una sezione musicale. In una tristezza espositiva da Autogrill, lo sguardo mi è caduto su una copertina in bianco e nero; “non può essere”, ho pensato nel vedere a pochi passi da me, London Calling, il capolavoro dei Clash.

London Calling buttato tra altri album (che ho già rimosso dalla memoria), circondato da ferri da stiro e lavatrici. Ho pensato a Joe Strummer e alla sua famosa frase, You Make, You Buy, You Die. C’è qualcosa di macabro nel posizionare i Clash in un negozio di elettrodomestici; come per dire, assieme al vostro forno, acquistate una pietra miliare della storia del rock. Da rabbrividire.

I Clash esplosero nella Londra punk del 1976, assieme ai Sex Pistols, Buzzcocks e Siouxie and the Banshee, giusto per citarne alcuni. Diversamente dai Pistols, che dopo il primo travolgente LP, Nevermind the Bollocks, si sciolsero, i Clash pubblicarono sei album, diventando una delle band più popolari di quegli anni. Nel gennaio del ’77, Mark Perry, creatore della celebre fanzine Sniffin’ Glue, dichiarò che il punk era morto il giorno in cui i Clash avevano firmato con la major CBS. Mi piacerebbe sapere cosa scriverebbe ora, nel vedere un album dei Clash nel posto meno adatto ad un disco della band.

Quando con Combat Rock (che contiene pezzi celebri come Should I Stay or Should I Go? e Rock the Casbah) i Clash arrivarono alla fama mondiale, Strummer iniziò a nutrire dubbi sul successo. C’è chi dice che la band trovò la sua fine nell’ottobre 1982, quando fece da gruppo spalla agli Who nei concerti allo Shea Stadium. Nati dalle ceneri di un’Inghilterra in fiamme, I Clash suonavano ora in uno stadio, davanti a migliaia di persone. Una contraddizione clamorosa.

London Calling Album
La copertina di London Calling con la celebre fotografia di Pennie Smith.

Erano proprio queste contraddizioni che Strummer non riusciva a sostenere. I Clash si esibirono per l’ultima volta, tra tensioni interne e senza il batterista Topper Headon, all’US Festival di San Bernardino nel 1983. Il gruppo entrò in polemica con gli organizzatori per l’elevato costo dei biglietti e durante la performance apparve davanti ad un cartellone con su scritto The Clash: Not For Sale. Per Strummer, quella fu la fine. Come Kurt Cobain dopo di lui, il cantante non riuscì a sostenere i compromessi che la fama e il successo comportavano. Nel 1985, a seguito del licenziamento di Mick Jones e l’insuccesso del sesto album Cut the Crap, i Clash si sciolsero definitivamente.

Motivato dal suo grande amore per il rock ‘n’ roll, Strummer continuò a dedicarsi alla musica; realizzò alcune canzoni del film Sid and Nancy, sostituì Shane McGowan nei Pogues e più tardi formò un gruppo, i Mescaleros, con i quali ripropose le canzoni dei Clash.

Ma il 22 maggio del 2002, il cantante, colto da un attacco cardiaco, si spense. Aveva sofferto di problemi al cuore tutta la vita, senza saperlo.

“Joe era il mio eroe” dice spesso un mio amico “ma è giusto che se ne sia andato: non avrebbe voluto vedere lo stato in cui è ridotto il mondo”. Sono d’accordo con lui, anche se del mondo e della società, Joe non era mai stato soddisfatto; attraverso la musica aveva cercato un modo per dar voce alle ingiustizie e con le sue parole aveva toccato molte persone, più di quante immaginasse. Nel mio caso e in quello di molti altri, continua ancora a farlo.

Un appello ai negozi che espongono London Calling come se avesse la stessa importanza dell’ultimo album di Ed Sheeran: rimuovetelo dagli scaffali. Non usate la poesia di Strummer per aumentare le vendite. La musica dei Clash non è stata scritta per vendere, ma per dare ai giovani qualcosa in cui riconoscersi. Ed è così che vogliamo ricordarla. London Calling non è un album da sbattere in faccia in Autogrill, ma una perla del rock ‘n’ roll da conservare con devozione.

© Foto Martina Ciani

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