MARY POPPINS RETURNS di Rob Marshall

Uno dei personaggi più amati di sempre fa il suo ritorno sul grande schermo.

When I was a boy, everything was right ” cantano i Beatles nella psichedelica She said, She said alludendo, probabilmente, a quel momento dell’infanzia in cui non sembrano esserci nuvole all’orizzonte. Fino a quando la realtà inizia a prendere il sopravvento e alle giornate spensierate si sovrappongono episodi che andranno a caratterizzare la vita adulta, fatta di doveri e preoccupazioni. A questo punto, tutto quello che ci rimane è l’immaginazione.

È proprio questo il tema centrale di Mary Poppins Returns. Ambientato diversi anni dopo i fatti della pellicola originale, ritroviamo Jane (Emily Mortimer) e Michael Banks (Ben Whishaw), alle prese con una quotidianità scandita dai problemi. Per Michael soprattutto, non sembra più bastare un poco di zucchero per addolcire la pillola; dopo aver perso la moglie, deve prendersi cura dei tre figli e la banca, per cui è costretto a lavorare, minaccia di impossessarsi della vecchia casa Banks. C’è bisogno dell’intervento di Mary Poppins, ed eccola infatti, fare il suo ritorno.

Traendo ispirazione dalle storie di P.L. Travers, la pellicola non si distacca dalla formula dell’originale, ricalcandone scene e personaggi. Se Jane e Michael facevano la conoscenza dell’insolita tata riordinando la cameretta, qui, il primo contatto tra Mary Poppins e i piccoli Banks avviene attraverso un incredibile bagno (Can You Imagine That?). Il viaggio nel dipinto del primo film è sostituito dall’avventura all’interno di una porcellana (The Royal Doulton Music Hall) e il divertente intermezzo dello zio che non riesce a smettere di ridere, diventa l’esilarante visita alla cugina Topsy, interpretata da una sempre più camaleontica Meryl Streep.

Il difficile compito di vestire i celebri abiti di Mary Poppins è affidato ad una più che convincente Emily Blunt e al posto del tuttofare Bert, troviamo Jack, a cui dà volto il creatore di Hamilton, Linn-Manuel Miranda. La regia di Rob Marshall, specializzato in film tratti da musical (Chicago, Nine e Into the Woods) regala alla pellicola atmosfere da Broadway, in cui spicca il pezzo dedicato ai lampionai, Trip a Little Light Fantastic. Se l’allusione a Chim Chimney e agli spazzacamini è chiara, la travolgente coreografia fa sì che questo nuovo brano sia degno del suo leggendario predecessore.

Visti gli anni che ci separano dall’originale, sentivamo bisogno di un nuovo film su Mary Poppins? Il pubblico ha amato talmente tanto la pellicola con Julie Andrews e Dick Van Dyke, che all’annuncio del nuovo capitolo, si è chiesto se la Disney avesse esaurito le idee. All’uscita di Mary Poppins Returns sono arrivati commenti positivi, ma anche molte critiche; non c’è magia, le canzoni non sono orecchiabili e c’è chi ha definito Emily Blunt persino antipatica. Credo che i detrattori di questa nuova incursione nel mondo di Mary Poppins siano un po’ come l’avido banchiere interpretato da Colin Firth: ancorati alla realtà, hanno cessato di lasciarsi stupire, dimenticando come, prima di tutto, la magia vada trovata dentro se stessi.

Il film non è certo perfetto; la sequenza del Royal Doulton Music Hall si prolunga forse troppo e il personaggio di Michael Banks, costretto ad abbandonare la sua indole di pittore per lavorare nella stessa banca del padre, appare prevedibile. La pellicola possiede però dei momenti memorabili come la già citata Trip a Little Light Fantastic, lo spostamento delle lancette all’orologio del Big Ben per mascherare il tempo e il finale, celebratore di tutte quelle persone che credono ancora nella propria immaginazione.

Contrapponendo i volti speranzosi dei piccoli Banks, alla rassegnazione tipica degli adulti, il film intende ricordare come sia importante mantenere quel pizzico di fantasticheria, che caratterizza l’infanzia, anche quando si è cresciuti. Perché anche quando l’età non sembra più permettercelo, a volte, è necessario rifugiarsi nella fantasia per affrontare la realtà.

Photo credit: Royal Albert Hall

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