Un luogo d’ispirazione per chi ama la scrittrice inglese.
A Rodmell nel Sussex, è possibile visitare Monk’s House, la casa dove Virginia Woolf scrisse le sue opere più famose da Mrs Dalloway (1925) a To the Lighthouse (1928), prima del suicidio nel 1941.
Nel 1919 Virginia e il marito Leonard Woolf acquistarono una casa definita da loro stessi “senza troppe pretese” ai piedi delle colline dei South Downs nel Sussex. La coppia desiderava farne uso nei fine settimana per leggere, scrivere e fare lunghe camminate. Nonostante la proprietà non fosse dotata di elettricità e avesse delle stanze molto piccole, i Woolf ne erano entusiasti. Virginia amava il rigoglioso giardino sul retro della casa di cui Leonard, appassionato giardiniere, si prese cura devotamente per il resto della vita.
Un eco del Bloomsbury Group
Le stanze visitabili a Monk’s House trasmettono frammenti di vita di chi vi ha vissuto; è attraverso i dipinti e gli oggetti che veniamo a conoscenza dei luoghi e delle persone che i Woolf amavano. Virginia e Leonard erano membri del Bloomsbury Group, un insieme di artisti che vivevano secondo lo stile bohémien, in modo anticonvenzionale. Tra gli altri membri del gruppo vi erano la pittrice Vanessa Bell (sorella della Woolf) e il marito Clive Bell, il pittore Duncan Grant, il critico d’arte Roger Fry e lo scrittore e critico Lytton Strachey.
Il Bloomsbury Group fu uno dei movimenti artistici più influenti nella Londra di inizio ventesimo secolo; dal gruppo si sviluppò l’Omega Workshop, fondato da Roger Fry e Vanessa Bell nel 1913, che produceva oggetti di arredamento tra cui tappeti, lampade, tende e poltrone. Oggi è possibile ammirare l’inconfondibile stile colorato del Bloomsbury Group a Monk’s House; nel ritrovarsi in queste stanze in cui ogni superficie è ricoperta da oggetti e dipinti realizzati dai vari membri del gruppo, si apre una porta sul passato ed è come se il Bloomsbury Group prenda nuovamente vita.
Una stanza tutta per sé
Virginia Woolf è conosciuta come riformatrice delle convenzioni strutturali del romanzo classico. Nei suoi lavori la scrittrice abbandona le regole di tempo e luogo, facendo conoscere i suoi personaggi attraverso il flusso dei loro pensieri, in quello che fu messo a punto da James Joyce come il flusso di coscienza. Tra le convenzioni abbattute dalla scrittrice inglese vi è anche quella sulle condizioni sociali della donna: “una donna – scrive la Woolf in uno dei suoi saggi più famosi – dovrebbe avere dei soldi e una stanza tutta per sé, se deve scrivere”.
Questa “stanza tutta per sé” si trova a Monk’s House, o meglio nel giardino tanto caro alla Woolf. Nel 1921, la scrittrice e il marito trasformarono una vecchia rimessa per gli attrezzi in una piccola casa in cui la Woolf potesse scrivere. Nel 1934 la casetta divenne finalmente funzionale e Virginia realizzò molti dei suoi capolavori in questo rifugio personale. In quest’area è ricreato il tavolo da scrivere della Woolf, in cui sono poggiati gli occhiali da vista e le cartelle originali con cui la scrittrice organizzava i manoscritti. La casetta viene anche utilizzata come spazio espositivo, in cui sono in mostra le varie edizioni del saggio A Room of One’s Own (1929).

Le ultime parole
Monk’s House è anche la fine del percorso di Virginia Woolf. Da sempre affetta da depressione, la scrittrice aveva combattuto con la sanità mentale per tutta la vita. Quando gli orrori della Seconda guerra mondiale le si rivelarono, a seguito del bombardamento della sua casa londinese e dell’uccisione del nipote Julian Bell nella guerra civile spagnola, la depressione ebbe la meglio sul fragile animo della scrittrice. Il 28 marzo 1941, sentendosi andare incontro ad un’altra crisi, Virginia si gettò nel fiume Ouse con dei sassi in tasca. Nella lettera che lasciò al marito Leonard aveva scritto: “Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi”.
Nel visitare Monk’s House è possibile percepire la vita dei due scrittori e di chi gli era vicino; se poi vi si arriva in una di quelle tipiche giornate inglesi, in cui l’incertezza della pioggia ci avvolge, non solo ci sentiamo vicini a chi ha vissuto tra quelle mura, ma ci rendiamo conto della duplicità della vita, fatta di gioia e dolore e per questo unica.
Per visitare Monk’s House:
www.nationaltrust.org.uk/monks-house
Photo credit: National Trust