Playing pianos filled with flames: John Lennon e Plastic Ono Band

L’11 Dicembre 1970 usciva “Plastic Ono Band” di John Lennon. Ne ripercorriamo la storia.

Nel 1970, dopo l’insuccesso commerciale di una serie di album realizzati con Yoko Ono, John Lennon avverte la necessità di riconquistare quell’approvazione necessaria alla sua sopravvivenza. Negli ultimi tempi, il rapporto con Paul McCartney si è drasticamente incrinato, e John soffre l’assenza dell’ispirazione che arrivava con tanta naturalezza quando scriveva in compagnia dell’amico. Il musicista è alla ricerca di nuovi stimoli.

Un giorno, alla residenza di Tittenhurst Park, giunge, tra le tante lettere, un libro intitolato “L’urlo primordiale”, per cui l’autore Arthur Janov vorrebbe un commento da parte di John. Nelle pagine, lette da Lennon con trepidazione, è spiegata un’innovativa terapia che prevede, attraverso una serie di sessioni, la regressione del paziente fino all’infanzia. Il rivivere certe esperienze dolorose renderebbe possibile liberarsi dalle neurosi dell’età adulta. Quando John conclude la lettura del libro, è convinto che la teoria di Janov sia la chiave per sconfiggere i demoni che aleggiano nel suo inconscio. Lennon non ha mai superato i traumi vissuti da bambino; l’esser stato costretto a scegliere tra i due genitori, la morte dell’adorato zio George, e successivamente della madre Julia. Quello provato da John è un dolore che, secondo il musicista, soltanto Janov può esorcizzare.

Le sedute, a cui partecipa anche Yoko, hanno inizio a Londra verso la metà del ‘70; la prima fase dura soltanto tre settimane. Nel luglio di quello stesso anno, John e Yoko si trasferiscono a Los Angeles per continuare la terapia. Se gli incontri si rivelano inizialmente soddisfacenti, con l’approfondirsi del rapporto, Janov manifesta il suo vero intento: lo psicologo tenta di sfruttare l’enorme popolarità di Lennon per fini pubblicitari. John, amareggiato, pone immediatamente fine alle sessioni. Nonostante l’inaspettato epilogo, l’esperienza riaccende quella vena creativa che il musicista temeva di aver perduto nel momento in cui si era separato da McCartney.

Nel settembre del 1970, Lennon entra negli studi di Abbey Road. Solo e vulneraible, avverte il peso dell’aspettativa che gravita su di lui. In poco più di un mese, John registra le undici canzoni del suo debutto da solista, Plastic Ono Band. Ad accompagnarlo, ci sono soltanto Ringo Starr alla batteria, Klaus Voorman al basso, mentre Billy Preston e il produttore dell’album Phil Spector si alternano al piano. Plastic Ono Band è fatto di brani dagli arrangiamenti scarni, ma dolorosamente autentici. John lo considera il suo lavoro più personale, un’autobiografia musicale in cui dà sfogo ad emozioni fino ad allora represse.

Il brano di apertura, Mother, è un attacco contro i genitori, colpevoli di averlo abbandonato quando aveva soltanto cinque anni. In Working Class Hero, ad essere al centro delle critiche di John è invece l’establishment. “Scrivo in questo modo perché è così che mi sento. Dicevo che non avrei mai potuto cantare She Loves You a trent’anni, ma non avevo idea che avrei finito per scrivere di mia madre. Come qualsiasi altro artista, parlo delle esperienze che vivo. In questo momento la cosa più importante per me è la terapia”. “Non credo nei Beatles, credo soltanto in me e Yoko” è l’ardua sentenza con cui John si congeda dagli ammiratori del gruppo in God. “Cari amici, in qualche modo dovrete andare avanti”. Se qualcuno nutriva ancora delle speranze, arriva così la conferma che il sogno collettivo dei quattro ragazzi di Liverpool è ufficialmente giunto al termine.

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