Vintage Cinema: Il disprezzo di Jean-Luc Godard

Il più grande successo commerciale di Godard con Brigitte Bardot e Michel Piccoli.

Tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, Il disprezzo è il film più convenzionale nell’immaginario di Jean-Luc Godard, sempre che sia concesso usare questo termine nell’accostarsi alla filmografia dell’autore. Godard riflette sui temi relativi alla settima arte che aveva già affrontato nel suo passato di critico cinematografico, come il rapporto tra l’autore e l’industria del grande schermo.

Il protagonista de Il disprezzo è uno sceneggiatore (Michel Piccoli) che accetta l’onere di scrivere un copione basato sul poema epico per eccellenza, L’Odissea di Omero. Si sviluppa così un discorso tra modernizzazione e rispetto del classico – trasformare un’opera e riadattarla secondo il gusto corrente – come vorrebbe il produttore del film Jeremy Prokosch (Jack Palance), interessato più alla quantità di denaro che il prodotto dovrebbe incassare, che alla qualità.

Il regista di questa Odissea rivisitata, è Fritz Lang (interprete di se stesso) rappresentante della vecchia leva di autori ammirati da Godard e dalla bande à part della Nouvelle Vague, ma che rischiano di essere dimenticati dai contemporanei.

Prokosch non rispetta le opinioni di Lang e lo schernisce, arrivando a gettare il girato con disprezzo. Il produttore non è soltanto l’antitesi dell’autore (e non regista) cinematografico, ma è anche antagonista dello scrittore: causerà infatti i primi conflitti tra Paul e la moglie Camille (Brigitte Bardot).

Fritz Lang, Godard, Michel Piccoli e Jack Palance sul set de Il disprezzo.

Godard ci ricorda fin dall’inizio che quanto stiamo vedendo non è altro che cinema: al posto dei consueti titoli di testa, la pellicola si apre con l’immagine di un operatore di macchina e una voce fuori campo annuncia i talenti impiegati nel film. In Godard il cinema è qualcosa di immediatamente identificabile, che non si nasconde dietro all’illusione di realtà e in cui l’autore esce allo scoperto, ribadendo il suo ruolo fondamentale.

Ne Il disprezzo Il cinema è una presenza costante, non solo per il concetto di “film nel film”, ma anche come elemento che circoscrive le vite dei protagonisti: Paul lavora a Cinecittà, dove i poster dei precedenti titoli di Godard decorano i muri degli studi, e con Camille incontra Lang e Prokosch in un teatro dove è in programmazione Viaggio in Italia di Rossellini.

Ad emergere è ovviamente il contrasto tra l’arte elevata e quella di basso livello; il cinema – afferma il protagonista che aspira a scrivere un testo teatrale – non è all’altezza del teatro. L’impiego di Paul come sceneggiatore è anche una delle ragioni per cui la coppia si allontana: “Ti preferivo quando scrivevi romanzi gialli” – dice Camille al marito – “non avevamo tanti soldi, ma tutto era più semplice”.

Nel cercare una via per adattare l’epico viaggio di Ulisse, Paul va incontro alla sua Odissea personale, allontanandosi da Camille non negli spazi – come accade tra Ulisse e Penelope – ma spiritualmente. Camille è ambigua e nella sequenza centrale in cui marito e moglie si confrontano riflettendo sui loro ruoli nella vita di coppia, sembrano non comunicare più.

Godard costruisce questa lunga scena come un melodramma musicale, intervallando e a volte andando quasi ad ostruire i dialoghi tra Paul e Camille con il malinconico motivo (composto da Georges Delerue) che accompagna il film. Quando l’azione si sposta da Roma all’isola di Capri (che nel film dentro al film dovrebbe essere Itaca), il rapporto tra i due si è quasi totalmente disintegrato.

La realizzazione della pellicola tratta dall’Odissea e la dissoluzione del matrimonio tra Paul e Camille procedono simultaneamente; ma mentre i due non sono più in armonia con loro stessi e con ciò che li circonda, il cinema va avanti, trovando ancora una volta il modo per sopravvivere.

Il disprezzo è l’unico titolo su “commissione” girato da Godard. Ed è proprio il contrappunto creato da una narrazione sia classica che anarchica, a rendere la pellicola una delle più affascinanti dell’autore francese .

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